domenica 11 novembre 2012

C2C#12 - Una gita al Berghain

Scuba, impegnato a fare del male fisico alla struttura architettonica del Padiglione del Lingotto.

Ieri c'è stata la serata centrale del Club To Club 2012. Sapete tutti che cos'è il Club To Club quindi non ve ne parlo. Per le anime ancora salve il C2C è un festival che si tiene ogni anno principalmente a Torino, dove gente snob con la puzza sotto il naso chiama artisti snob con la puzza sotto i dischi, ma per qualche strano tipo di alchimia questa combinazione da origine ad una manifestazione artistica che fermate.


Bon, basta, non voglio parlare dei temi di quest'anno, che tanto non fregano niente a nessuno. Parliamo della gente che pigiava pulsantini per far uscire suonini, in particolare quella che ho sentito io. (nb: sono in ordine cronologico)

Clark 

Innanzitutto conoscendo Clark io mi aspettavo un set dopotutto tranquillo, una sorta di IDM un po' più ritmata: insomma, un tipo di set perfetto per fare l'opening alla parte più "ballabile" della serata. Sono entrato nel padiglione del Lingotto alle 11:30 e sul palco mi sono trovato davanti Clark dietro agli aggeggi che fanno pim pim pum pum pam pam e davanti a lui una tipella stonata vestita da zebra che cantava ed una sorta di cicciommerda che avrebbe dovuto fare i toni bassi. La prima mezz'ora del set di Clark è stata infatti una mezz'ora dedicata al suo ultimo album, più ricco di pezzi melodici e cantati, e devo dire che sarebbe stata anche una mezz'ora godibile se qualche imbecille non avesse regolato i volumi a cazzo di cane e avesse ammazzato quasi completamente tutti i medi e gli alti. Va beh. La parte importante è la seconda frazione del set di Clark: lo schermo dietro di lui si illumina, è uno show a/v decisamente ben fatto. E niente, tranquillo 'sto grandissimo cazzo. Sembrava di stare in mezzo ad un bombardamento, reso ancora più godibile dal fatto che Clark non sia un vero e proprio disc jockey, ma se la sia giostrata miscelando ad arte la sua intera tracklist. La parte video è stata la ciliegina sulla torta: quando i bpm si alzavano si veniva per qualche minuto catapultati in un rave psy/trance. Estrema nota di merito per non avere messo 'The Autumnal Crush', così ti voglio Clark: alpha, alpha più che mai. Insomma, si comincia benissimo. 

Clark ha una faccia molto più cattiva di quanto si possa pensare.

John Talabot

Alla mezza in punto fuggo in sauna rossa per sentire John Talabot. La situa qui è abbastanza particolare, perché indubbiamente quella che hanno presentato è stata un'ora di ottima musica. Personalmente penso sia stata un'ora di ottima musica ma assolutamente fuori posto nel panorama della lineup di quella sera, perché ero appena tornato di Clark, completamente stordito da quella simulazione della guerra in Cecenia, e mi sono trovato davanti un set che se va bene ci posso bere l'aperitivo sopra e pensare ogni tanto "ah, minghie, figo 'sto passaggio". Bravi, ma mal piazzati. Forse li avrebbero dovuti far suonare prima.

Apparat

Faccio poi una rapida capatina al palco principale e trovo una mezz'ora di b2b Apparat/Clark. A seguire, appunto Apparat, che lo liquido dicendo che sì, un set carino e futuristico, il nome grosso e pompato della serata, ma no, mi hai deluso. Probabilmente perché ti ho sentito da seduto, in un angolo, con due tizie che dopo essersi fatte una striscia di bamba mi hanno regalato una bella vomitata a giusto un paio di metri da me. Colpa loro, apparato, non te la prendere con me. 

SBTRKT

Dopodiché faccio un saltello in sauna rossa. SBTRKT era uno di quelli che "volevo sentire", e purtroppo mi ha deluso su tutta la linea. Ricordo i bei tempi andati di lui, in posticini del cazzo, che col suo bel mascherone si agitava come un dannato sopra un APC mixando dubstep e footwork allo stato dell'arte. Proprio bei tempi, perché ieri sera ha rifilato al pubblico un set melodico/cantato che mi ha fatto due coglioni grossi così. 

Apparat è sostanzialmente un hipster dimmerda.

Scuba

Torno al palco 1. Ed ecco, non c'è granché da dire. Scuba è salito in console ed ha letteralmente tirato giù il padiglione del Lingotto. Un'ora e mezza di cassa dritta spietata: per tutta la durata del suo set sembrava di essere al Berghain di Berlino. Non ha sbagliato un pezzo, non uno che fosse uno. Sberle ovunque, pugni in faccia a profusione, i kick che uscivano dall'impianto erano veri e propri calci sullo sterno. Infine quando ha messo Mercy ho avuto un attacco epilettico e mi sono messo a piangere per la felicità. Grazie Scuba, sul palco principale te la giochi con Clark, ma dopotutto no, hai portato tutto il pubblico a Berlino per un'ora e mezza: sei stato il migliore.

Rustie

Io mi sono perso la prima mezz'ora di Rustie, ed ho incrociato un amico che stava andando a casa e che usciva proprio da Rustie: "OH FEDE, RUSTIE STA DEMOLENDO TUTTO". E boh, fidiamoci. Le mie aspettative su Rustie erano un po' le stesse che avevo per Clark: avendo rigirato come un calzino Glass Swords mi aspettavo un set futuristico e allegro, insomma, un set di intermezzo più tranquillo. Già. Ahahah. Mi avvio alla sauna rossa. Il sunto è che Rustie, a confronto con l'intera lineup della serata, è stato indubbiamente il migliore. Mi infilo in mezzo alla folla e riesco ad arrivare nella parte centrale della sauna. La mezz'ora rimanente che mi sono goduto è stata monumentale. Rustie ha tirato fuori un set dubstep/trap S P A V E N T O S O e i TNGHT gli possono solo fare un grandissimo pompino con l'ingoio. Assieme ad un tizio particolarmente centopercentopresobene e due loschi figuri smandibolanti ho passato trenta minuti a saltare come un dannato, sembravo uno stracazzo di invasato, ma non me ne poteva fregare di meno, perché mi sono divertito così tanto che quasi mi vergogno a dirlo. Rustie, sei stato fantastico. Grazie, grazie, grazie e ancora grazie. 

Marcel Dettmann


A questo punto, dopo Rustie, la serata può solo peggiorare, penso. Dettmann me lo sento giusto per il gusto di sentirmelo, per togliermi uno sfizio, perché ero particolarmente sfiancato dalla mezz'ora con Rustie e avevo bisogno di stare un po' tranquillo. E niente, hanno chiamato Marcel Dettmann a suonare e Marcel Dettmann ha fatto esattamente il set che tutti si aspettano da Marcel Dettmann. Un'ora e mezza di techno pestona ma dal kick più morbido rispetto a Scuba. Piacevole anche con lo show video correlato, ma probabilmente se fossi stato meno stanco me lo sarei goduto di più. Lui come al solito assolutamente impassibile, marmoreo ed imperturbabile

Visto così non sembra la madrepatria dei fiumi di MDMA che sono scorsi ieri sera.

Shackleton

Oh. Ecco il nostro artista fuori concorso. Shackleton non è minimamente paragonabile, in termini qualitativi, al resto della lineup, perché il genere e il tipo di show che ha presentato sono completamente estranei al resto della serata. Entro per l'ultima volta nella sauna rossa e dopo qualche peripezia mi aggiudico il sotto cassa. E bon, via. È la fine. Parte con la sua tempesta di roba tribale, ma i sub sono ancora silenziosi. Registrazioni a microfono aperto di giungle, deserti, steppe o savane; animali, versi gutturali, dialetti africani. L'attesa sale e la realtà comincia già a distorcersi, sostituita da un ecosistema fatto di riti voodoo, cannibali e capi tribù danzanti. Shackleton, dall'alto della sua quarantina e dal suo apparente essere un classico nerd sfigatello, con occhiali cadenti e camicia monocolore semiaperta, comincia a muovicchiarsi di qua e di la. Infine posa la mano sulla parte dell'APC delegata ai bassi. La mano si muove, e parte la carneficina. I sub si svegliano e un muro di bassi a frequenze ignobili mi si spalma in faccia, e per la prima ora risulta ancora vivibile. È un continuo alternarsi di suoni tribali e bassi, senza alcuna pietà ne pausa; io oramai sono bello che perso, sono davanti alle transenne che mi dondolo come un eroinomane in denial, probabilmente nemmeno a tempo. Non dubito di essermi anche addormentato diverse volte, o perlomeno di aver seriamente perso contatto con la realtà di bestie sudaticce e stanche che si agitavano e di essere finito in qualche protoincubo a base di liane, sterpaglie e calumet della pace. Passa la prima ora di set, Shackleton avrebbe dovuto finirla lì. Arriva un organizzatore e per la prima delle tre successive volte glielo ricorda. Shackleton se ne sbatte il cazzo e continua, e probabilmente si inquarta anche un attimino, perché a partire dalla prima ora di set la violenza, l'impatto REALE fisico delle vibrazioni dei sub e la concitazione dei bassi aumenta in modo spropositato. Per qualche minuto ho seriamente preso in considerazione di uscire da lì, perché sotto cassa il muro di bassi mi prendeva in pieno la gola e mi dava veramente problemi a respirare; ma no. Prima di entrare quella sera al Lingotto mi ero promesso che avrei finito la serata marcendo con Shackleton, così sono rimasto, ed ho concluso il processo di decadimento delle mie capacità cognitive, perché per la successiva mezz'ora quell'aumento di ritmo e cattiveria mi manda veramente nel pallone. Sono in una sorta di estasi. PORCACCIO IL DEMONIO, RAGAZZI, IL SET DI SHACKLETON È STATO MASTODONTICO, il migliore di tutto il festival, anche se come detto non sarebbe musicalmente paragonabile. Ma è stato uno stracazzo di viaggio mistico nella testa di quello spostato. Finisce il set quando un organizzatore stizzito dalla persistenza di Shaquille O'kleton ammazza i volumi direttamente dal mixer e manda tutti a casa accendendo le luci. Shackleton scompare subito dietro le quinte, ma una standing ovation dell'intera sauna rossa lo riporta sul palco per un bagno di folla. Dio ha voluto che fossi in prima, e così sono arrivato a stringerli la mano. Per quella sera sono stato una sedicenne mestruata davanti al suo idolo e Shackleton è stato il mio Justin Bieber.

Bon, ciao. Bene, bravi, bis. Da rifare. Mille volte ancora.


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